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venerdì 3 novembre 2017

Stigghiola


Mi hanno detto che non c'è più niente da fare. Che la cosa ha preso il fegato e che nel giro di qualche settimana arriverà pure alle unghie dei piedi. Io mi sono girato verso l'infermiere e ci ho detto di spostarmi il letto più vicino alla finestra, dove arriva la colonna di fumo dello stigghiolaro. Di cercare i soldi nel mio borsellino e di scendere a comprarmi un coppo di stigghiola calde bollenti.
Lui dice che le stigghiola per me non vanno bene, che devo mangiare solo pastina colla patata. Io ci spiego che non ne mangio da assai, ché a Mariuccia ci viene la malinconia quando vede le stigghiola, ci fanno pensare a suo fratello Pietro, pure che sono passati tanti anni.
Un pranzo in campagna, Pasquetta. Chili di maccheroni col sugo, pecorino, sasizze, vino.
-Oh, ma 'sti stigghiola di runni hannu a arrivari? di Sferracavallo? Pietro runn'è?
Erano le due e Pietro non si vedeva. Ed eravamo tutti nervosi, già pensavamo che era troppo strano quel ritardo, Pietro che ci lasciava pranzare senza stigghiola.
Ci racconto di mio cognato, all'infermiere. Quello scende e mi porta un cartone che gocciola grasso, bello bollente. Me le mangio con le mani, ci spremo sopra il limone con tanto prio.

Quando le stigghiola alla fine arrivano significa che le cose vanno bene. 

Letizia Lipari