Google+

lunedì 30 ottobre 2017

Letteratura low cost. L'Orlando assennato ovvero quel pasticcio dell'Ariosto












Proemio


Le donne, i cavalier, l'arme,
gli amori, le cortesie,
le audaci imprese,
io canto


che furono al tempo in cui i Mori
e i Cristiani 
smisero la guerra,
perché popoli gemelli
figli di stessa madre
ma non di padre
uno Moro, l'altro germanico

Ma di tutti si distinse,
rese le armi,
per senno e dedizione
Orlando

Egli, cugino di Rinaldo
bavoso e vecchio
affetto da libidine,
lasciò questi spasimare
per gli amori
e si indusse a nuovo piacere

Nella sua pazzia d'amore
non per donne, ma per guerre
andò

E ora ne andremo a raccontare


Parigi era assediata dai Mori che combattevano contro i Cristiani. I Cavalieri di una parte e dell'altra si affrontavano in armi e amori, quando giunse la notizia che fossero popoli fratelli in quanto discendenti di due gemelli separati alla nascita. Uno bianco e uno nero, unico esempio in natura di doppia ovulazione in donna di facili costumi. Rompendo i ranghi  Bradamante, guerriera cristiana di umili origini che mai avrebbe dato i natali ad una nobile stirpe come quella dei duchi d'Este, fece comunella con una certa Angelica, anch'essa di basso ceto, sboccata e attaccabrighe. Le due chiacchierando e svinazzando si confessarono innamorate del nobile principe Orlando, tutto casa e chiesa e  guerra cristiana, che non se le filava neanche di striscio. Il nobile Rinaldo, suo compagno d'arme e palesemente bruttino, ebbe a chiedergli giustappunto un giorno: 
- Oeh, Orlando, ora che è finita la guerra, ti dedicherai a donne e puttane. Non sei per caso un pochetto interessato ad Angelica? -
- Chi, io ? - Ebbe a rispondergli Orlando. - Ma che fesserie stai a dire Rinalduccio caro. Io penso solo alla guerra e ora che è finita vo' a cercarne un'altra.-
- Ma sei sicuro? Oh Orlanduccio non è che poi mi sfidi a duello ed io abbia a cadere sotto la tua possente spada?-
- Nooo Rinaldo, vai pure in mona, io vo' per altre sponde.-
Le due comari intanto, Angelica e Bradamante, fingendo indifferenza, in realtà gelose l'una dell'altra, furono colte dalla notizia che il nobile Orlando era più interessato all'Ippogrifo e al suo cavaliere e persero completamente il senno.
Il mago Atlante sempre impegnato in sortilegi atti ad impedire che la stirpe degli Este si estnguesse, cercò di rinchiuderle in un Castello incantato ove non potessero mai incontrarsi. Inviò l'Ippogrifo a recuperare i senni di entrambe sulla Luna, il quale,  malgrado cercasse per mesi tra dune e crateri, non ne trovò nemmeno l'ombra. Anzi ne fece pretesto  per non tornare più, felice di non dover più scalciare per respingere gli attacchi di Orlando.
Le due comari intano si incontrarono e presero a tirarsi i capelli  e a cavarsi gli occhi a vicenda fino a ridursi in pezzi.
Atlante, lesto, ne recuperò immediatamente i resti e ne plasmò una donna bellissima che istruì e vestì riccamente. La chiamò Medora, tuttavia nel montarla alcuni pezzi andarono perduti e la toppa fu sostituita da un anello incantato che rendeva invisibili appena indossato.
Decise di darla in sposa a Rinaldo, l'unico tra i cavalieri a mostrare interesse per le donne, e permettere così la discendenza della nobile dinastia degli Este, senonchè alla vista del vecchiaccio Medora infiò il dito dentro la sua toppa e sparì.
Orlando e Rinaldo furono nominati  dal Re Carlo Magno, spazzini dello spazio e inviati sulla Luna a recuperare i senni di tutti.


Clotilde Alizzi


Ingredienti:
Una guerra
Un Ippogrifo
Il senno
L'amore