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martedì 13 giugno 2017

Rosuccia Quartararo: La scoperta


Calogero non fare così che ti salisce la pressione, carmati, lascialo che così l’ammazzi.
Intanto Gaetano scappava e Calogero l’inseguiva e facevano il giro del tavolo. E Calogero gridava: se ti afferro faccio polpette di te. Per metterti nella cassa da morto devono fare il puzzle.
Fortunatamente Gaetano arrivò alla porta di casa e riuscì a scappare.
Calogero aveva la prissione a tremila. Rosso, sudato, senza fiato. Pensavo: magari ora muore. Ma quando mai? Stava meglio di me.
Quando si è calmato un poco e ha ripreso fiato ci ho domandato: ma che fu? Che è successo?
E lui cominciò a bestemmiare di nuovo: quel frocio di tuo figlio, io l’ammazzo, lo levo dalla circolazione. Però non gridava, me lo diceva piano perché aveva paura che lo potevano sentire i vicini.
Io ero impietrita. Pensavo: chissà che ha visto.
E mi raccontò che mentre stava svuotando i cassonetti dell’immondizia, ha visto a Gaetano chi sfilava a un corteo, lui dice di carnevale, ma c’era scritto PRIDE. I suoi colleghi hanno riconosciuto a Gaetano e ci dissero a Calogero: ma quello vestito da Raffaella Carrà non è tuo figlio Gaetano? Che ci fa alla sfilata di carnevale a giugno in mezzo ai froci? Mi hanno dovuto dare un poco d’acqua perché mi stava venendo uno svenimento. Io ci ho detto che non era Gaetano, ma io lo so che era lui e cominciò di nuovo la litania: che figura con i miei colleghi, se lo viene a sapere la mia famiglia, se lo vengono a sapere i vicini, che figura. Ci dobbiamo nascondere per la vergogna.
Intanto Calogero si accorse che io non dicevo niente, stavo muta. Allora cominciò: tu lo sapevi e non mi hai detto niente. Ora me la prendo con te e dopo mi butto dal Monte Pellegrino con tutta a lapa. Ma prima lo levo di mezzo.

L’indomani Calogero telefonò ai figli per dircelo che ci voleva parlare e che li aspettava la domenica.




Marina Montalbano