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giovedì 16 febbraio 2017

Una lettera d’amore del terzo tipo



Poche parole per dirti che mi manchi e tanto, mai lo avrei pensato. Me lo avevano detto che poteva finire così, e non ci volevo credere. Una si alza una mattina e non ti trova più e ti cerca in giro per casa, nell'insegna dell’autobus che dondola un po', nella TV via cavo, ma non ci sei. Sei via ormai da ore, forse da giorni o da anni, ma me ne rendo conto solo adesso. Presa dal presente e proiettata nel futuro, non ti ho più cercato, è vero. Mi sono assuefatta alla tua assenza e solo ora mi accorgo di essere fuori tempo. Ammetto le mie colpe.

Amore assoluto, dopo le prime difficoltà: i punti e le virgole della vita sapevo già dove metterli, ma con te all'inizio non è stato facile. Le amiche più grandi - che loro certo ne avevano fatte di esperienze - insistevano che se ti avessi fatto mio strumento di piacere avrei potuto dar voce ad ogni dubbio, desiderio, incertezza e possibilità. Non sei mai stato bello, un po' effeminato, a volte indipendente, a volte subordinato - complessità è la tua regola, in ogni tempo. Non facile. Ho forzato la mia naturale ritrosia e finalmente - un giorno che non ricordo, fu un fulmine, una rivelazione - ti ho avuto per me come mai. Che passione travolgente tra noi! Poi ci sei stato sempre: nei miei affinché, sebbene, benché, purché, prima che, a patto che. Ti ho avuto sulle labbra infinite volte e la mia lingua ti ha carezzato, a volte dolce a volte forte più di un imperativo. Ho espresso con te speranze e auguri, per lunghi anni. Nel tempo, ipotesi di secondo tipo ( condizionate al presente ), divennero certezze. E pure il dubbio divenne realtà quotidiana, e ci siamo persi. L’anteriorità cronologica rispetto al presente non ha più avuto alcuna importanza, e tutto si è mescolato nella realtà contingente del qui e ora a tutti i costi. Siamo scivolati, amore, nelle frasi fatte senza tempo, per brevità emula di lingue più giovani e scattanti, dove tutto si intuisce ma non si dice con precisione - dai che hai capito cosa voglio intendere. Mi sento vecchia, adesso. Vecchia perché ti cerco e mi manchi. Una strana malinconia mi ha preso da giorni e vago. Ti scovo in una lettera remota e mi compiaccio di noi due insieme: se fossi stata più attenta, non saresti andato via - ipotesi dell’irrealtà, condizionata al passato. 

Condizionale, torna da me. 
Io ti amo ancora.

Monica Sapio