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mercoledì 30 novembre 2016

L'orecchio - da storie di ordinariato Adele Musso


La signora Carla cammina con la testa inclinata a destra, l’orecchio quasi le sfiora la spalla.
L’ho veduta stamattina, stesso ascensore del sovrappasso, stesso percorso. Lei è rapida con il suo impermeabile blu e un ombrellino richiudibile che le penzola dalla mano destra.
Nessun medico è riuscito a raddrizzarla. Fisiologicamente sana, nessun danno cervicale, nessun danno apparente, ma i dottori non conoscono la vita della Carla, e nessuno di loro si preoccupa di chiedere a una paziente: signora ma lei come si sente veramente?

martedì 29 novembre 2016

Scorfano - La psichiatrica


La protagonista di questa cosa che la cattiva figura è acido che si mangia la faccia, si potrebbe dire che fu – e in tutta cautela - la dottoressa psichiatrica, un pezzo di marmo bianco, fredda di faccia, inespressiva, neanche pareva umana. 
Dottò, la dottoressa psichiatrica è la moglie dello scorfano. 
Non poteva avere figli, e quando lei e suo marito adottarono il figlio rumeno certuni dissero che ciò che la natura aveva impedito poté la legge. 
Brutte cose a dirsi.

lunedì 28 novembre 2016

Carmelina e Peppiniella Loren

Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta Sofia Loren in una scena del film “Il ragazzo sul delfino”. 
Come una sirena emergeva dal mare esibendo il suo generoso decolté. 
Ricordo che il silenzio calò improvviso su tutti i componenti maschi della mia famiglia. Fu allora che compresi quale effetto producesse la sua quinta misura e soprattutto quanti centimetri di differenza ci fossero tra lei e me. Che invidia provai! A quell’epoca neanche avevo bisogno del reggiseno. Per fortuna con il tempo Madre Natura mi ha provvista di qualcosa di abbastanza accettabile seppure assai lontano da quei stratosferici livelli. Le tette della Loren sembravano dotate di personalità propria che consentiva loro, film dopo film, di adattarsi ad ogni scena, ad ogni situazione. Tette prodigiose, quasi parlanti, da immaginare persino disponibili a rilasciare interviste indipendentemente dalla loro proprietaria.
 “Buongiorno signore – le si potrebbe salutare -  siete disponibili a rilasciare una intervista?”
 “Uè eccomme no? Certamente!”
“Come vi chiamate?”
“Siamo le sorelle Lorén, per la precisione io di sinistra mi chiamo Carmelina mentre questa a destra è mia sorella Peppiniella!”
“Che mi potete dire della vostra proprietaria?”
“Se non fosse stato per me e per mia sorella Peppiniella, la cara Sofia mica andava tanto lontano….”
“Vero vero Carmelì…”
 “In che senso gentili signore?”

“Nel senso che Sofia apriva la bocca ma gli spettatori mica guardavano a lei….guardavano a noi doie”
“Carmelì…nun t’allargà tu stavi a sinistra ma tutti guardavano a destra dove stive ie…”
“Che vuoi dire Peppiniella?”
 “Che io di destra songo la zizza migliore che tiene la Lorén…lo scriva lo scriva signora giornalista….”
“Nun è o vero…signora giornalista…mia sorella s’è fottuta la capa, simmo uguali uguali  noi doie zizze”
“Care signore veramente non immaginavo fra voi ci fossero queste rivalità”
“No! Ma quale rivalità? Stivemo sulu pazziando..”
“E che mi dite della carriera della signora Lorén?”
“Si proprio na bella carriera… e nuie avimmo avuto sempre nu’ posto di spicco, sempre in primo piano!”
“Quali film ricordate con più piacere?”
“Ah…nel film “Pane amore e…” che bello sbattuliamento ca ni ficimo c’o Mambo, c’era il signor De Sica ca stava pazziando…e poi ficimo o spogliarello con il signor Mastroianni però chella fu n’affacciata e la scena fu interrotta perché la protagonista aveva fatto o voto…d’un se spugghia…chiù…peccato…”
“Che film era Carmelì?”
“Uè Peppiniella? Nnun t’o’ ricordi? Il film era “Ieri oggi e domani” sempre del signor De Sica”
“E che mi dite della Ciociara?”
“Ah quello fu nu bello film …ci misero in primo piano però stivemo serie serie perché si trattava di una storia drammatica…”
“E quale attore ricordate con più piacere?”
“Cary Grant, Marcello Mastroianni, Gregory Peck, Vittorio Gassmann, tutti… tenivano gli occhi… ‘ncoppa a noi doie…”
“E l’Oscar alla carriera nel 1991 come lo avete vissuto?”
“Ue’ signorì quello fu no momento bello assai… peccato che mia sorella Peppiniella quella sera stive nu’ poco chiù vascia…”
“Che sta a dì Carmelì…chiù vascia ie? Pecchè nun nascimme o stesso iorno? Se stivi vascia ie…stive vascia pure tu….A verità signora giornalista è che Sofia n’avisse a tenè nu poco chiù riposate, eh… ne che putimme sta’ sempre affacciate n’coppa o balcone…ora tenimme pure na certa età!”.

Laura Mancuso

giovedì 24 novembre 2016

Ho fatto l'amore con le Marlboro (avrei)

Un wurstel. Troppo lungo. Un sigaro. Corto ma grosso. Non rende l’idea. Una sigaretta. Ecco questo mi sono ritrovata fra le mani. Che impressione. Sotto quel pancione ingombrante, che rappresenta l’80% per cento della sua presenza su di me, penzola una sigaretta che, timidamente, si fa strada contro la gravità e contro anche le mie speranza erotiche, verso la mia parte più oscura e privata senza violarla. Una sigaretta nel buio. Fra le mani, in mezzo alle mie cosce.

mercoledì 23 novembre 2016

Il caffè

Lo aveva visto impacciato, mentre rispondeva al telefono per confermare la gita al mare con il gruppo, i soliti amici, quelli che lo avevano invitato ripetutamente, a loro non diceva mai di no. Se ne rammaricava, come sempre, ma sarebbe andato, anche senza di lei; anche quel fine settimana sarebbe andata così, ma non c’era da lamentarsi, tanto loro ormai vivevano insieme, e si sarebbero visti tutta la settimana, ogni sera. Ogni sera avrebbero cenato insieme e pure sparecchiato e messo a posto la cucina insieme; poi però succedeva ormai che l’uno scompariva alla vista dell’altro, che dopo cena lui era stanco morto e  lei aveva sempre da finire qualcosa, stasera era un libro da leggere, che doveva restituire, e ieri era la camicia da stirare per il lavoro e, poi, anche lei era stanca, e per non disturbarsi a vicenda ognuno aveva i sui spazi. 

martedì 22 novembre 2016

Caffè

Erano saliti in macchina per fare un giro, ci prendiamo un caffè sul lungomare, che è bello, non ci andiamo mai, diceva la moglie, ma non sembrava molto convinta, mentre lo diceva, che neanche a lei piacevano le bancarelle sul lungomare che vendevano tutto tranne che cose utili, e le famiglie che attraversavano il piazzale del lungomare invaso dalle bancarelle, in una transumanza stanca, si trascinavano i piedi tra le bucce di noccioline e di lupini, bambini e cani randagi a marcare il territorio, a lei non piacevano e nemmeno al marito.

lunedì 21 novembre 2016

L'auto

Era buio e non riusciva a ricordare dove avesse parcheggiato l’auto.
Se la saranno fregata, aveva pensato con rabbia e rassegnazione, era andato tutto storto, tutto, ogni tanto si guardava alle spalle, ma i passi che risuonavano erano soltanto i suoi. Le facevano male anche i piedi, si stringeva l’impermeabile addosso, sollevava la tracolla della borsa che continuava a scivolare verso il basso. Ormai il danno era fatto, le era piovuta dentro la bile e si era infradiciato ogni organo interno. Si sentiva sporca. Era sporca.

venerdì 18 novembre 2016

Drone

Anche il drone - non se ne poteva più di riprese dall’alto a volo d’uccello, che partivano dalla spiaggia, si prolungavano verso il mare passando per il velo della sposa quattrometri, che nel frattempo si era stancata di rimanere appoggiata come santarita in estasi alla barca di pescatori, la più bella – anche il drone si era evoluto, adesso faceva delle riprese come se fossero inquadrate da terra, anzi proprio rasoterra, dal punto di vista più basso che si potesse, delle formiche o altri animali di uguale altezza, questo era il plus che il fotografo trendy offriva alla sposa, insieme alla presenza di altri cinque sei assistenti scagnozzi, con i pantaloni un po’ caduti, che smadonnavano e si scalmanavano intorno a sposo e sposa per portare a termine la loro mission, portarla a termine prima del buio, che gli invitati sono già tutti al ristorante, ci hanno fame. E niente, con il drone è tutto più facile.

Raimondo Quagliana 

martedì 15 novembre 2016

Memorie di una signorina perbene - recensione di un libro mai letto


Che già il titolo mi fa innervosire, che cappero avrà da raccontare una che è signorina e per di più perbene. Analizziamo il termine signorina, che dalle nostre parti chi sottolinea l’appartenenza a questo genere riceve come minimo in risposta un secco e ironico: signorina? All’anagrafe!

lunedì 14 novembre 2016

Fuori Tutto


Era uscito presto da casa, la lista delle commissioni da sbrigare nella tasca della giacca, poste lavanderia pane, vado presto così non faccio la fila lunga, diceva tra sé. Aveva preso il numerino alle poste per spedire il pacco a Federico, c’erano tredici persone da aspettare nella fila delle spedizioni. Il pacco era il solito pacco trimestrale, l’olio le conserve una caciotta due tre pacchi di biscotti e il caffe, che c’era il rischio che al nord il caffè non esistesse, nei negozi alimentari, comunque che non fosse buono come quello di qui, anche la pasta, ora che ci rifletteva, era come se non fosse prodotta con la stesa semola di grano duro, era semola del nord di frumento cresciuto e maturato al freddo, lontano dal sole.

venerdì 11 novembre 2016

Ho fatto l’amore con Do Nascimiento



Ha ripreso ad andare in Tv da pochi giorni, ho visto il promo su Tele Scasso HD Sicilia, sul digitale terrestre. Ormai libera, si è trasferita in Sicilia - che il clima è più simile a quello del Brasile -.
Wanna dice che le sue creme alla cacca di lumaca vergine lei le usa da anni - l’obiettivo indugia con primi piani strettissimi sul suo contorno occhi teso.


giovedì 10 novembre 2016

SBARACCA OBAMA



Barak Obama toglie le cornici dalla sua scrivania, un velo di tristezza è d'obbligo. Forse sa già che, oltre alle cornici, voleranno via anche le sue riforme, le sue nuove leggi. Tutto cancellato.

martedì 8 novembre 2016

Questa città

Oggi Ciccio cucina. Taglia sedano, carota e cipolla a pezzi piccoli, più piccoli che può. Poi, mentre versa il macinato di manzo e quello di maiale sul soffritto che sfrigola, cerca di ricordare quanto tempo deve cuocere, rilegge il messaggio con le istruzioni su Whatsapp, ma doveva sembrare irrilevante: decide che lo sarà anche per lui – finché non è cotto, pensa. Nel frattempo mette dell’acqua a bollire, poi ci versa il riso. Controlla su uno scontrino quanto è costato lo zafferano. Mentre il riso e il ragù cuociono, prende il pane dalla credenza sperando che si sia solo indurito e non ammuffito e nota con sorpresa che così è: ne fa pangrattato con la grattugia che non è sua. Si rende conto che nessuno farebbe un lavoro del genere per una persona sola – al suo posto chiunque starebbe mangiando pizza surgelata – ma i coinquilini possono essere utili ogni tanto e il ragù si può congelare e farci la pasta quando gli va. Esegue gesti precisi, lava tutti gli utensili appena può senza creare pile nel lavandino, mescola spesso, assaggia. Poi affonda le dita nel riso e vede le mani di sua madre, i chicchi gialli appiccicati, il modo in cui dà loro una forma concava, la cura con la quale avvolge il ripieno con altro riso. 

lunedì 7 novembre 2016

Cartelli

C’era scritto su un cartello al cancello d’ingresso, Spiaggia libera - chiude alle ore 19,00, era scritto su un pezzo di cartone con un pennarello di quelli a punta grossa indelebili. Abbiamo preso a scendere la scala, tre rampe di cemento con la ringhiera azzurra, in fondo avevano allestito una specie di chiosco, pannelli di lamierino colorato, truciolato rivestito, Si affittano ombrelloni e sdraie, c’era scritto sulla parete del chiosco di lamiere in fondo alla scala. L’accesso alla spiaggia libera era pulito, un varco sgombro da bottiglie vuote e sacchi di plastica, niente piatti e bicchieri monouso, c’era anche un cartello piantato sulla sabbia, appena dopo il varco, Vietato introdurre ombrelloni e sdraie e altri oggetti ingombranti nella spiaggia libera – che chiude alle ore 19,00, avrei aggiunto io, ma non ero riuscito a suggerirlo in tempo, e poi era come vietare di abbandonare i divani ingombranti agli angoli delle strade. La spiaggia era ben posizionata rispetto al sole e ben conservata, la sabbia le conchigliette al loro posto, l’acqua di una trasparenza discreta, poi c’era un altro cartello, anche questo piantato nella sabbia, diceva che quella spiaggia libera – che chiude alle ore 19,00 e che non puoi portarci cose ingombranti, tipo ombrelloni o sdraie, avrei aggiunto io, ma preferivo tenermi tutto dentro, insomma in quel posto era vietato fare il bagno o comunque era pericoloso perché sprovvista di un servizio di salvataggio in mare.
Ecco, ho pensato, che io ero venuto apposta per farmi salvare dal bagnino, meno male allora che non so nuotare, evitiamo complicazioni arrivederci.
Raimondo Quagliana

venerdì 4 novembre 2016

Volevo fare l’amore con Lina Wertmuller... ( ma sapevo di basilico e perciò fui travolto da un insolito destino in questo cacchio di azzurro mare d’agosto )


Tocco ioo … quattro e quattro otto, e cinque tredici! Uscii io alla morra, eravamo in tre ma toccò a me! 

Nell’estate di moltissimi anni fa ero a Ustica con due amici a villeggiare quando alla grande regista Lina Wertmuller venne l’idea di approdare nell’isola per trovare il protagonista del suo nuovo film. 
- Sentite a me, io l’ho capita a questa qua, a lei devono piacere veramente assai i masculi mediterranei: li vedete i film che fa?

giovedì 3 novembre 2016

Volevo i pantaloni - Recensione ad un libro mai letto


Volevo i pantaloni è il titolo di un libro scritto da una ragazza di Licata ( Sicilia) nel 1989. Lara Cardella, descrive usi e costumi della Sicilia di quel periodo.
Annetta quel giorno uscendo dalla scuola decise di passare dalla piazza del paese, perchè le avevano raccontato che c'era un'equipe cinematografica che stava girando delle scene attorno alla fontana. Appena arrivata, li trovò che stavano girando delle scene. Notò subito che la protagonista indossava un paio di pantaloni attillatissimi che rivelavano tutte le sue forme e, pensò subito, che in paese questa cosa non sarebbe piaciuta, che sicuramente l'avrebbero classificata come una "buttana" 

mercoledì 2 novembre 2016

Pinoli

Un pomeriggio dalle due alle sette, sudare nella salita che porta alla cima della montagnona, da là sopra si gode la vista del panorama di tutto il golfo, un percorso di fatica, fondo sdrucciolevole di ghiaietto, ma ne è valsa la pena – almeno quella – di camminare per cinque ore, tutto intorno le palme nane i lentischi altre piante arbustive di cui non so o non ricordo il nome, i loro fiori visitati da insetti conosciuti e sconosciuti, poi l’ombra larga e resinosa dei pini, il fondo strada che si fa tappeto morbido di aghi, le pigne cadute, la perfezione matematica delle spirali.