Google+

lunedì 29 febbraio 2016

Il freddo, i rigatoni, il caravan

Ha nevicato solo per un paio di giorni. 
Non ha mai smesso di fare freddo. 
Ieri per tutto il giorno non siamo usciti dal caravan, mi sono mossa solo per riscaldare l’acqua e fare il tè. Poi tornavo sul divanetto a leggere, la luce aveva un taglio strano, di sbieco, quasi gentile nel modo in cui investiva i caratteri delle pagine che sfogliavo. Mi alzavo solo per fare pipì.

giovedì 25 febbraio 2016

Pesce insolito

Eccola lì, la piccola Lilly, sempre staccata dal mondo esterno, dai pesciolini, dalla realtà. Lilly era una pesciolina diversa dagli altri, non amava la vita mondana, i pesci della sua età, o la freddezza dei posti senza luce...lei era diversa per tutto, sapeva essere unica a modo suo, per lei era difficile avere degli amici perché nessuno la capiva, finché tutto cambiò una mattina d'estate. Sembrava una mattina come tutte le altre. 

Senso di appartenenza

Nel buio amico che mi accompagna, punteggiato dalle solitudini luminose delle luci opache dei lampioni, assaporo per la prima volta un senso di appartenenza. Mi riconosco alfine in quel cielo scuro, nelle vecchie mura e nel garrito dei gabbiani senza mare. 

mercoledì 24 febbraio 2016

“Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rhum” - Il gattopardo raccontato dalle cameriere



… insomma, viene Gerlando, colla faccia grave che si mette per annunciare gli ospiti di rispetto, e mi dice:
“Sua Eccellenza ha gradit!” Dice proprio così, quel vecchio ubriacone, gradit.
Io lo so che significa: ora si mette a raccontarmi le facce che ha fatto il Principe mentre se lo mangiava, questo dolce che fa venire l’acquolina in bocca ai morti.

martedì 23 febbraio 2016

L'eco di Dippold l'ottico

Famiglia di miopi, la mia. Su tutti i comodini, a passarci la sera, si potevano raccogliere nove-dieci paia di occhiali, considerando anche quelli di riserva.

venerdì 19 febbraio 2016

Ceffali fioi

“Rincorrere, rincorrere, rincorrere.”
Spolmonarsi di gambe, testimoni visti solo di spalle... acido lattico.
L’ombra controcorrente annerisce le mura della calle più vicina alla Stazione e oscura una lattina di birra, abbandonata a lato del cestino. 
Marco scorre l’indice e il medio lungo il bordo di un sacchetto in plastica nero, quasi pescato dalla canna di un vecchio con un capello a scodella e il volto cancellato dalla scritta LAVITE. 
Marco vorrebbe parlare a quella scritta, dirle quanto sia salutare danzare, non importa cosa, anche a quell'ora, anche se non si è mai stati bravi, anche se i propri passi suonano come una cattedrale gotica tra le pareti di edifici che contengono lo sbattere di lancette senza ticchettio.

giovedì 18 febbraio 2016

Terra di confine

Siamo terra di confine da troppo tempo. 
Prima tolsero i traghetti, poi i treni. 
Le donne un tempo vestivano all'ultima moda, frequentavano i coiffeur e i saloni di bellezza. Si spengono adesso come abat-jour impolverate. Che siano tempi di guerra lo capisci dai pastrani in cui vanno infagottate. Si stringono la vita con le cinte di pelle, il nero si lucida sulle rotondità. 
La pelle nera le incupisce, e le maniche arrotolate indicano tempi da colluttazione.
E' una guerra con la vita.

mercoledì 17 febbraio 2016

IL DIVINO PRIAPO CONTRO SAN VALENTINO

Mi ha fottuto! Il posto in calendario, intendo. 
Il mio nome, il giorno degli innamorati, sarebbe stata un’esagerazione e avrebbe dato fastidio a tanti. Pure a lui, il festeggiato. Non è mai troppo tardi per cambiare. Il mio nome sul calendario farebbe la sua figura. Immagino la conduttrice dell’Almanacco apparire in tv e annunciare tutta eccitata: “Oggi, 14 febbraio, si celebra il divino Priapo, quello con la prolunga!” Beh, forse non parlerebbe esplicitamente di prolunga. Userebbe un sinonimo meno d’impatto o un lungo giro di parole. Solo il mio nome è corto. E almeno quello, tutto in lunghezza, per esteso, ci andrebbe bello stampato sul rettangolino del calendario accanto alla data del 14 febbraio o anche il giorno successivo. Perché così il giorno prima si festeggia l’innamoramento e il giorno dopo… 
A tutti piace. È inutile girarci attorno. Una volta tutti mi omaggiavano. Oggi in pochi si ricordano di me. Solo i più dotati di memoria, quelli culturali, quelli che hanno studiato la storia e la mitologia greca. Perché io sono un mito. Insuperabile nell’estensione dei secoli. Ma ci vorrebbe oggi un nuovo riconoscimento, così la mia fama si riallungherebbe per altri millenni. Io ce la vedrei ancora una festa dedicata a me come ai tempi dell’antica e gloriosa Roma. Immagino la gente in piazza innalzare alti cartelli, intonare gioiosi inni a quello che più mi rappresenta. Chi si scambia più oggigiorno bigliettini con su scritto: “Ti amo. Sei nel mio cuore”. Roba da infarto! Una volta, almeno, ti sforzavi. Stavi giornate intere a scrivere, fondendoti con la persona amata, alla ricerca delle parole giuste, ispirate, personali, uniche. Ora è tutto facile. Hai tutto impiattato. Vai su Google, digiti “amore”, e ti esce un numero infinito di frasi fatte, citazioni, belle parole che farebbero innamorare chiunque: “Minchia che sei bravo: un poeta! In quale sito sei andato? Dammi il link che ti rispondo”. È bellissimo! Internet ti toglie la parola dalla bocca. Per la mia festa vorrei che innamorati e amanti si regalassero solo statuette con le mie fattezze per ricordarsi, che il sentimento dell’amore è importantissimo, ma lo sono anche i gesti e l’atto dell’amore. Senza, sarebbe stato davvero dura per la specie. Dura ad andare avanti, dico. 
Ora si fa protetto. Ed è giusto di fronte a terribili malattie. Ci si ama al sicuro, eroicamente, fottendo i virus che, invidiosi di cotanto piacere, ci vorrebbero tutti morti nell’adempimento del nostro dovere. E i figli? Non si fanno più figli. Senza figli, si andrà all’estinzione della specie. E chi lo farà l’amore sulla terra? I virus? Una volta, senza televisione, senza giornaletti, senza cellulari con collegamento internet, senza i video su WhatsApp, un uomo e una donna avevano il passatempo e i figli si facevano a ciclo continuo. Ma ora? Sensibilizziamo la gente ad amare, ad amarsi e a riprodursi. I figli sono la vita oltre che il frutto dell’amore. Inseriamo una ricorrenza dedicata proprio a questo nella costituzione di ogni Stato. Quel giorno usciamo anche ignudi, senza vergogna, ma profumati e puliti. Parteciperò pure io, da redivivo. Mi dovrete aspettare, però. Non sarò puntuale. Avrò i miei ingombri da pulire. San Valentino capirà e chiuderà un occhio. Meglio due, così non si spaventerà. 

Raimondo Moncada

martedì 16 febbraio 2016

La grande scrittura di Rosa La Camera

Rosa è così, battagliera, impulsiva, sanguinaria con le parole. Non puoi fermarla.
Soprattutto onesta - usa solo parole necessarie e urgenti.
E' una vera intellettuale, le sue analisi - che siano letterarie o politiche o storiche - riservano sempre dei punti di vista illuminanti.
Rosa scrive benissimo, i suoi racconti sempre densi, sempre profondi, per dirla alla Virginia Woolf, lei scava tunnel dietro i personaggi.
Oggi di Rosa, rileggiamo una delle pagine più belle di Apertura A Strappo:

INCIDERE


I ragazzi camminano sul campetto sterrato dietro la scuola - tutti i ragazzi che abitano nel quartiere vanno a giocare in quel campo; Marco e suo fratello, Lucio e Ottavio, anche Livio ci va qualche volta; spesso solo per guardare gli altri che giocano -. Alcuni vanno avanti, fino al muro di cinta, poi abbandonano gli zaini e ridendo cominciano a correre lungo il perimetro del campo.
Due invece si fermano, restano indietro, parlano; un paio di volte si urtano, si strattonano. Il ragazzo dai capelli lunghi, biondi, appiccicosi come il vischio, vorrebbe potergli raccontare di lui, invece raccoglie una pietra di gesso bianca e comincia a segnare una linea verticale davanti ai pali che segnano la porta. L’altro raccoglie il pallone abbandonato e glielo lancia; lui smette di segnare il suo rettangolo e si lancia in avanti per riceverlo, barcolla; fissa per un breve attimo l’altro, poi rilancia il pallone, lo riceve e lo rilancia ancora. Una linea nell’aria, una nella sua testa.
Lui vorrebbe strappargli quel sorriso sardonico dalle labbra, avrebbe voglia di cacciagli giù nello stomaco ogni singola parola; velenose; “ tua madre, serva…”. Ha sentito solo quelle. Si sono fermate nelle orecchie, nella gola, e negli occhi, insieme al viso di sua madre spettinata e pallida come ogni mattina, quando entra nella sua stanza e gli bisbiglia nell’orecchio che sta andando - quel lavoro la uccide. E mai nessuno l’avrebbe trattata con rispetto, anche adesso che hanno una casa; ancora li chiamano zingari.
Dopo alcuni rimandi, duri – i colpi rimbombano nell’aria - , lui riceve il pallone e subito lo atterra; lo conficca sul terreno con forza sollevando una nube di terra rosa, lo trattiene con un piede. L’altro lo incita, urla: “tira!”. “Tira”, ripete. Ma lui lo fissa e non si smuove, anzi schiaccia il pallone più forte, tenta di salirci sopra, ride e lo fissa. Vuole pareggiare la partita. Ora anche gli altri ragazzi smettono di correre, si fermano a guardare. Lui fa uno scatto – i capelli si sollevano, frustano l’aria - e raggiunge l’altro; si lancia su di lui; restano in bilico, stretti l’uno contro l’altro. Lui non gli dà tregua, lo colpisce alla spalla e alla faccia, più volte. L’altro recupera l’equilibrio e afferra la sua maglia, lo getta a terra; e lui nella terra vorrebbe restarci. L’altro allunga la mano e raggiunge la sua faccia livida, le labbra serrate - si colorano -, le dita si immergono nella pelle tesa e sudata, il collo si gonfia, ingoia sangue e rabbia.

lunedì 15 febbraio 2016

San Valentino grazie a Facebook

Mi ha invitata a casa sua, vuole festeggiare San Valentino fuori da occhi indiscreti, anche se io avrei preferito andare a ballare con la comitiva di sempre. Ma sarò io a fargli una sorpresa : anticipo di qualche ora il mio arrivo e preparo qualcosa di stuzzicante per la nostra cenetta.
Suono il campanello, non risponde. Ho le chiavi di casa sua. Vediamo un po’ cosa fare. Mi metto subito ai fornelli e mentre aspetto che tutto sia pronto accendo il computer, dò una sbirciatina su FB.apro e... ha spento senza uscire dal suo profilo. e che mi faccio sfuggire questa occasione ? Mi tuffo subito nei messaggi ! ALFREDO..GIANNI...ALESSANDRA....Alessandra ? E cosa avranno da dirsi ? vediamo un po’ : STA PULLA !!!!!
Lui : ieri sera sei stata favolosa !
 Lei : sei un mandrillone !
Lui: ti mangerei tutta!
Lei : ingordo !
AHHHHHH Così stanno le cose? la carissima Alessandra, lei, che l'altro giorno mi disse che da un po’ di tempo sono  cambiata nei suoi confronti, cosa ti ho fatto? Mi  detto.. ‘sta STRAPULLA !
Aveva la coda di paglia, la mia carissima amica. Oggi è San Valentino ? E allora si festeggia ! Continuo con i messaggi Lui/Io : Fiorellino mio, stasera voglio stare da solo con te, a lei inventerò una scusa per non farla venire a casa mia. Le dirò che sono dovuto partire urgentemente per lavoro, saremo soli a casa . Faremo follie... baciuzzi, a stasera, non vedo l'ora... Chiudo FB.  

Sì, stasera ci divertiremo.

Orsola Bartolone

sabato 13 febbraio 2016

San Valentino secondo la mantide religiosa


Ti prego in ginocchio e a mani giunte, amore mio, di non portarmi rancore per quello che accadrà!
Tutti si muore, scampo non ce n’è per nessuno, ma vedi che ne conosco assai che potendo scegliere si scannerebbero tra di loro per andarsene a quel modo.

venerdì 12 febbraio 2016

San Valentino da McDonald


Amò domani è San Valentino mi ci porti ni Mecchidonar? Iachinu non è una bellezza d’uomo però è la Vita mia. Lui mi picchia sì ma con le mani, mai adoperato cintura o tubo di plastica come fanno i mariti delle mie amiche, mai sfregiata, lui mi rispetta! La Vita mia mi disse di sì, il problema i soldi (dannati picciuli). Trovai la soluzione in chiesa dove faccio le pulizie, domenica è la prima di quaresima e la cassetta delle offerte sarà piena.

San Valentino (Napoleone, Maria Luigia, lo stalliere)

Pioggia, grandine, o addirittura neve. 
- Niente da fare, testardo come un mulo, beh, fosse solo perché è cocciuto, ma anche di rustica progenie – pensa fra sé e sé. 
- Prepara le carrozze, fai avvertire la regina… - gli ordina, impettito come può essere un imperatore e gongolante per quel che l’aspetta. Tra tutte e due, il cocchiere non sa chi è più… non osa dirlo nemmeno a se stesso, dopotutto sono i padroni. 
È il 14 febbraio, Maria Luigia ci tiene anche più del marito a rinnovare l’emozione primae noctis. Quale notte! Napoleone non aveva aspettato nemmeno l’imbrunire. Aveva ordinato di fermare la carovana, aveva raggiunto la regina verginella, verde di collera perché il padre le aveva appioppato un marito rozzo e inadeguato, lei un fiore di ragazza, non mancava d’intelligenza e bellezza. 
- En bas, giù – Napoleone aveva il suo ridicolo cappello in testa e faceva gesti eloquenti con la mano sinistra, la destra era sul costato, fra i bottoni del doppiopetto rosso/blu, i colori della Francia. Le damigelle, le gote imporporate dal timore riverenziale, frettolose avevano eseguito l’ordine. La sposa, stupita ma non lo lasciava vedere, aveva rivolto lo sguardo incupito allo sposo nano e sgraziato. Una volta su, il sovrano si era dato un gran da fare a cavallo alla consorte, lo raccontavano cocchieri e dame. La carrozza tremava e cigolava, i giovani sposi sospiravano e gemevano, il vigore imperiale era sovrano, appunto. - Povera regina – mormoravano cavalieri e dame. Ma quando era riapparsa, i suoi occhi splendevano di luce nuova, le labbra dischiuse in un sorriso dolcissimo e beato. Se avessero scorto il cuore, avrebbero visto come bruciava d’amore e di desiderio; di certo, Maria Luigia non aveva immaginato tali delizie. Sicché ogni 14 febbraio, e per lo più c’è la neve, lui organizza la gita ai signori con un seguito di carrozze, cavalieri, dame e cameriere. 
- Lo stalliere! – la regina raccomanda. Dopotutto, San Valentino è la festa degli innamorati, clandestini e ufficiali. Napoleone, però, resta Napoleone e, per rifarsi, c’è tempo.

Antonella Bartoli

giovedì 11 febbraio 2016

I cioccolatini di Adolf - San Valentino

Più di trecento chilometri sotto una pioggia a mitraglia. 
Partito da Berlino con la sua Mercedes 770, non si era arreso. 
Era a Lubecca la pasticceria più famosa della Germania, il Cafè Niederegger, le sue vetrine un paesaggio di marzapane, casette, comignoli e campanili. 

mercoledì 10 febbraio 2016

San Valentino secondo Moana Pozzi

Che festa di spermatozoi.
Io non la vivo così. Significa open 24H per soddisfare glandi e piccoli. Lui era un martire ed io una mignottona. Sia pur ben dotata ed intelligente, in confronto al suo martirio il mio sembra marmellata di prugne.Ma è la festa degli innamorati perché il santo martire congiunse in matrimonio due cristiani ai tempi delle persecuzioni? Ecco le ragioni del martirio.Oggi dovrebbero fare santi Baslini e Pannella che almeno riconobbero la libertà d'intenti.

martedì 9 febbraio 2016

Il mio conforto

Enrichetta Blondel
prima moglie di Alessandro Manzoni
Fuori è inverno, fa freddo ed io me ne sto comodamente seduta sul sofà, addosso un plaid; la cameriera mi porta un tè e mi chiede se deve servirlo anche per il conte. Alessandro è immerso, come sempre, nei suoi studi, perde la cognizione del tempo.
Rispondo di sì, costringendolo così ad interrompere il suo lavoro. Non mi rimprovera, ha piacere di conversare con me, specialmente dopo che entrambi abbiamo abbracciato la fede cattolica; si discute sull'educazione dei figli, della conduzione della casa, della sua ispirazione non più fertile come qualche anno fa. 

lunedì 8 febbraio 2016

San Valentino secondo i vicini di Erba

Oggi ho passato la mattinata a pensare a noi com’eravamo prima. Sono rimasta a letto con te disteso al mio fianco a dirmi parole segrete, accarezzandomi i capelli. Poi ho sentito bussare, l’ennesima provocazione per trascinarmi nel loro incubo, ma stavolta non ci casco.

venerdì 5 febbraio 2016

Angelica riveduta e corretta - Il gattopardo raccontato dalle cameriere

Ora che è tornata da Firenze la chiamano “signorina Angelica”, se l'è dimenticato che prima di andarsi a chiudere nel collegio era rozza e incolta come il prezzemolo!  

giovedì 4 febbraio 2016

San Valentino secondo l'uomo zerbino

Capita che in quel microcosmo maleodorante che è il mezzo di trasporto pubblico l'occasione di entrare dalla porta principale nell'intimità delle persone sia piuttosto frequente, specie quando il tuo vicino di sediolino decide di metterti a parte della sua vita e di svelare la sua natura di uomo zerbino con una semplice telefonata. 

mercoledì 3 febbraio 2016

San Valentino secondo Claretta Petacci

A testa in giù è difficile, i pensieri sono precipitati verso il basso in direzione opposta al cuore. Se non fosse per la polvere,  potrei vedere i colombi, qualcuno avrebbe persino il coraggio di posarsi lungo la trave, io potrei vederlo volare alla rovescia. 

Polvere

Interruppi la corsa appoggiandomi al muro d’ingresso della scuola, con la tachicardia per i tre caffè bevuti e con il folle desiderio di abbattere la barriera che avevo creato la sera precedente, una barriera di polvere che aveva patinato le lenti dei miei occhiali, offuscando il colore dei capelli e degli indumenti della ragazza con cui ero uscito e che mi portò a seguire l’odore di rosa per una recondita viuzza del centro città.

martedì 2 febbraio 2016

Santa Valentino del gender

Per le coppie normali, un maschio e una femmina, il 14 Febbraio ci scappa sempre una seratina speciale, che lui porta una rosa rossa - anche una di quelle morte da mesi, del filippino all'angolo della strada - e lei si mette l'abitino nero che si vede la guêpière di pizzo - oggidomani un concorso -. 

Lui aveva prenotato in un locale nuovo, di tendenza, che gli avevano detto essere molto chic - ci teneva a farsi vedere in giro con la sua mogliettina tutta indiscutibilmente femmina. Così aveva un tavolo riservato per due al "MORALIST" - anche il nome gli pareva perfetto, senza confusione di generi. Prometteva certezze -. 

lunedì 1 febbraio 2016

Non lavarti, mi piaci così - San Valentino Rosso

Non passerò un altro San Valentino da sola. Ho deciso, metterò in pratica il piano. Poi succeda quel che deve succedere, io ho troppa voglia di te. 
Da anni aspetto che passi per i sentieri del bosco che io conosco da quando sono nata, ma che tu attraversi con tanta prudenza. Hai paura di me e nello stesso tempo mi cerchi. Come un trofeo vuoi portare la mia testa nella taverna per farla rotolare fra i piedi dei tuoi amici ubriaconi.

Quando eravamo soli

Le padelle le tiri fuori e poi non sai dove poggiarle. A volte capita di lasciarle per giorni sopra il frigorifero. Quando ti accorgi che le padelle sono come le tue orecchie sporche al mattino, forse hai capito cosa significa passare le tue giornate come se fossi un rimasuglio fetido di pesce scongelato più volte dopo essere stato rifiutato dalle branchie della gente. Capita che si esce, si organizza, si annuisce, si incontrano mucche. Capisci di avere incontrato una mucca quando ti salta addosso e comincia a vendere il proprio latte senza una licenza. Quindi sono io: indosso una camicia con le farfalle sbavate, un jeans che avrà venticinque anni, una canottiera di lino color piscio, calzini di terza mano, scarpe da lavoro rubate al nonno.