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venerdì 21 ottobre 2016

Zampe intrecciate - da La moglie di Pirandello

da La moglie di Pirandello, romanzo in progress: Giovanna, casalinga repressa, un giorno si sveglia e rivela di essere Antonietta Portulano, la moglie di Luigi Pirandello

Di me e di te che eravamo due granchi che intrecciavano le loro zampe, di me e di te che eravamo tutt’uno – ricordi come si univano i nostri piedi quando dormivamo insieme? -, di me e di te e di tante giornate trascorse a scegliere come riempire le nostre vite, di tanti piatti di ceramica che abbiamo comprato uno ad uno perché ci piaceva l’azzurro di quelli con i tulipani o l’arancio degli altri a fiori (gli stessi piatti che ci siamo svuotati addosso, che hai scaraventato per terra per il piacere di vederne i cocci, che hai provato ad incollare quando ti sei resa conto di ciò che avevi fatto, che ti hanno fatto bestemmiare perché la colla non avrebbe fatto miracoli, che ti hanno fatto piangere perché le bestemmie non ti svuotavano abbastanza, che ti hanno resa muta dopo che ogni coccio è finito tra paletta e scopa dentro il sacco nero).
Di me e di te che eravamo granchi.
Oggi che tu sei un fantasma, oggi che viviamo in case diverse, che le nostre strade non si intercettano se non per caso, che ieri ci siamo rivisti perché così ha voluto tua sorella che forse sarà il suo ultimo compleanno, che ci ha messi nello stesso letto pur sapendo che non siamo più nulla, lo ha fatto perché non ha altre camere, così ha detto – che bella scusa, non ha mai rinunciato all’idea malsana che.. -, ma di certo non siamo gente che prova imbarazzo, che prova vergogna, cosa è un letto se non un piano morbido e basta, seppure per anni c’abbiamo dormito insieme, unendo i nostri piedi pure quando ci giravamo di spalle e però con i piedi uniti, con le zampe intrecciate, come granchi.

Ieri ti sei girata. Dei tuoi piedi niente, solo un ricordo sbiadito che per un attimo avremmo potuto rievocare.

Giorgio D'Amato