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lunedì 17 ottobre 2016

Ho fatto l'amore con Socrate

Stanotte, mentre mi recavo al simposio, ho intravisto un uomo dall'aspetto di un satiro; aveva orecchie simili a quelle di un asino, barba caprina e sorriso sardonico. Mi sono avvicinata e ho guardato meglio: era Socrate.
L'aspetto dell'uomo non era invitante, ma i suoi discorsi, con cui era solito affascinare i giovani, in special modo quel fighetto di Alcibiade, mi conquistavano e, più parlava, più mi eccitavo e facevo di tutto per attrarre la sua attenzione, ma invano. Socrate ha già una moglie, Santippe, che lo esaspera per cui non vuol saperne di altre, preferisce la compagnia degli efebi, ma io non demordo. Durante la cena danzerò e suonerò l'aulòs, discuterò di teatro e reciterò i versi dell'Odissea, gli farò riempire il bicchiere e durante il gioco del cottabo cercherò di baciarlo ripetutamente. 

Mi chiedo come sarà fare l'amore con un satiro, se l'aspetto in parte ferino soddisferà il mio lato bestiale e se è vero che i satiri sono violenti. Alla fine del simposio Socrate si è avvicinato, mi ha incitata a continuare a suonare l'aulòs, mi ha cinto i fianchi e mi ha portato in disparte. Nel boschetto, mentre danzavo per lui, mi ha tolto il peplo e ha cominciato ad accarezzarmi sempre più voglioso, mi ha bloccato le braccia fino a farmi male e mi ha cavalcato ad libitum, stimolandomi con le mani e col suo membro. All'improvviso, mentre mi titillava i capezzoli, ha cominciato a discutere del concetto di bello e di piacere, distinguendo tra quello fisico e quello spirituale, ma io ero sempre più infoiata per cui ho preso a strusciarmi su di lui, provocandogli il desiderio di penetrarmi fino allo sfinimento. E per una notte ho goduto di Marsia!

Isabella Raccuglia