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lunedì 15 agosto 2016

The undercurrents

Riemerse da un altro mondo, la stanza si mise a fuoco come una rivelazione. Aveva deciso di  fare il bagno a dispetto della paura delle malattie di tutti quelli che si erano lavati lì prima di lei – quando si faceva la doccia metteva le infradito –, aveva comprato un detersivo con un nome aerospaziale e parecchi acidi dentro, aveva strofinato e sciacquato, strofinato e sciacquato e sciacquato e sciacquato fin quando il colore della vasca le era  sembrato diverso. Adesso i secondi erano gonfi di attesa, facevano cerchi sulla superficie dell’acqua contando insieme a lei, adesso che anche la coinquilina francese aveva smesso di girare per casa con la musica orrenda che ascoltava – vitesse, diceva, la vita ha bisogno di velocità, altrimenti muori, e anche la mia musica è così, e infatti non c’era mai, andava sempre di corsa e nel bagno lasciava isolotti di schiuma, capelli, mutande – adesso poteva concentrarsi su quando lui sarebbe tornato dal lavoro, e si diceva che aveva ancora tanto tempo da far passare eppure di non rilassarsi troppo e finire con l’essere in ritardo come al solito. 

Aveva riso e la risata era echeggiata nella casa vuota. Non avrebbe mai pensato di fare la casalinga anni Cinquanta. Non è questo che sono, e non lo sarò, e aveva immerso la testa, il mondo si era azzerato, e aveva visto tutto quello che avevano passato insieme, i giorni chiusi in una stanza e i litigi sotto la pioggia, il sospetto che quello fosse un amore ormai avariato, la paura del tradimento, ma non era vero, adesso, sott’acqua, riusciva a vedere anche i pomeriggi d’estate, gli schiticchi alle due di notte, i tuffi da posti che adesso le avrebbero fatto paura, la sensazione, no, la certezza di essere invincibili. Era perché avevo sedici anni, o perché ero innamorata? Vide chi quelle sensazioni le provava per la prima volta – e sorrise, lì sott'acqua, perché era felice, era felice e aveva una paura fottuta. Vide sua madre e si sentì in colpa, le aveva fatto del male senza volerlo, non aveva nemmeno una ragione per odiarla, vide Elettra che uccideva la madre con la complicità del fratello per vendicare il padre, no, non era il suo caso, solo sentimenti semplici per lei – solo un’altra fantasia. Forse se avesse trattenuto il fiato ancora per un po’ una di quelle immagini l’avrebbe potuta fermare, e portare tutte le cose che contavano in quel bagno sudicio, forse se fosse andata più a fondo avrebbe trovato il mistero della sua anima, avrebbe potuto guardarsi specchiata, anche le cose che non voleva sarebbero state davanti a lei e non avrebbe chiuso gli occhi. E  invece la testa tornò a cercare ossigeno, i capelli si appiattirono sulla fronte, e mentre qualcuno al piano di sopra spostava mobili e un odore di marijuana si diffondeva per l’appartamento di nuovo animato, lei pensò che c’erano dei curriculum da inviare.


Valeria Balistreri